Gli Nft hanno veramente un futuro?

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Gli Nft hanno veramente un futuro? La risposta è meno scontata di quanto si pensi. Basta leggere un dato per rendersene conto: nel maggio 2021 il mercato NFT OpenSea ha elaborato un record di 2,7 miliardi di dollari di transazioni NFT. A quell’epoca molti si illusero che gli NFT fossero diventati uno strumento di valore. Tuttavia, il 28 agosto, Opensea ha registrato solo 9,34 milioni di dollari di transazioni, ovvero un calo del 99%.

Opensea ha replicato a questi dati affermando che sarebbe fuorviante paragonare il giorno più performante per gli Nft a uno dei peggiori; tuttavia, ci sono altri dati che testimoniano come gli Nft stanno perdendo terreno.

Il primo è che le visite giornaliere degli utenti sono diminuite del 50% da gennaio 2022. Il secondo testimonia come le transazioni giornaliere abbiano subito una diminuzione del 50% dall’inizio dell’anno. Perfino i dati sulle ricerche su Google evidenziano il calo di interesse del pubblico.

Le cause del crollo degli Nft

Dal punto di vista teorico gli Nft hanno grande potenziale, tanto da essere stati introdotti già nel nostro settore e in alcune delle migliori slot machine non AAMS. Questi strumenti potrebbero essere usati per creare più equità e controllo alla distribuzione dei diritti d’autore, cambiando il mercato dell’arte al suo interno. Tuttavia, i dubbi e le criticità sono maggiori dei benefici ancora troppo teorici.

La verità è che la blockchain che alimenta gli Nft è ancora troppo poco popolare tra il pubblico. Ad oggi si stima che circa 300 milioni di persone possiedano un portafoglio elettronico. Parliamo del 4% della popolazione mondiale. Se si pensa che la popolazione degli Stati Uniti conta poco più di 326 milioni di persone si potrebbe avere un quadro più chiaro. Sono cifre ancora troppo basse se confrontate, ad esempio, a chi possiede un conto in banca online. In questo caso parliamo del 76% del totale mondiale.

Il fatto che gli Nft siano un prodotto di nicchia è confermato anche da una ricerca che ha coinvolto 1.000 cittadini statunitensi. Tale ricerca ha mostrato che circa il 4% della popolazione ha creato o commerciato con gli Nft nel 2022.

Le difficoltà di utilizzo 

Una delle cause principali dello scarso utilizzo degli Nft sta nella sua complessità di utilizzo. Infatti, comprendere appieno come utilizzare la blockchain e come sfruttarne il potenziale risulta ancora poco chiaro. La mancanza di semplicità, uniti all’incertezza, all’inaccessibilità e alla volatilità del mercato sono difficoltà oggettive che finiscono per frenare l’utilizzo di token.

Alla base, però, il problema reale della blockchain sta paradossalmente nel suo punto di forza. Stiamo parlando della decentralizzazione. Poter scambiare beni senza dover ricorrere ad un «governo centrale» è stato il cavallo di battaglia su cui tutto il sistema si è fondato.

Tuttavia, è anche la sua debolezza. Basti pensare ai tanti attacchi hacker cui la blockchain è stata sottoposta nel corso degli anni è che hanno portato a un totale di quasi 2 miliardi di dollari di beni persi. Decentralizzare significa, infatti, non solo rimuovere l’intermediario e rendere più snello il sistema di scambi, ma anche rinunciare alla protezione che tale intermediario offre.

Infine, vi è un altro problema che bisogna affrontare: gli Nft al momento costano parecchio. La maggior parte di questi token sono infatti creati sulla blockchain di Ethereum, che è costosa da usare perché gli utenti pagano ai minatori di Ethereum una tassa per effettuare le loro transazioni.

Come se non bastasse per minare occorre una grande quantità di potenza di calcolo, troppa nella situazione attuale, rispetto alla situazione attuale. Questo alla lunga rischia di rendere insostenibile questo tipo di mercato.

Per ovviare a questi due problemi si sta cercando di lavorare per passare a blockchain più moderne che consentano transazioni gratuite e veloci a un minore consumo energetico. Tuttavia, questo è un percorso ancora lungo e complesso.

Tornando alla nostra domanda iniziale, dunque, possiamo rispondere che è troppo presto per dare una risposta perché il percorso da fare appare ancora lungo.

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