Gap: perchè il distanziometro è ormai obsoleto?

Gap distanziometro

La questione del Gioco d’Azzardo Problematico è un problema di portata mondiale per cui, però, ancora non esiste una soluzione univoca. Questo è dovuto principalmente a due fattori. Il primo sta nella difficoltà di individuare chi soffre di questa patologia, dato che molti si rifiutano di ammettere tale problema. La seconda è la mancanza di uno strumento di prevenzione di sicura efficacia che permetta di risolvere il problema alla radice.

Per anni gli esperti hanno visto nel cosiddetto distanziometro (ovvero la previsione di distanze minime delle sale da gioco rispetto ai luoghi cosiddetti sensibili perché frequentati da categorie di soggetti particolarmente vulnerabili di fronte alla tentazione del gioco d’azzardo) come lo strumento di prevenzione più efficace per combattere il GAP. Oggi si deve rivedere tale visione perché i tempi sono cambiati e il boom del gambling online a livello mondiale rende obsoleto tale strumento.

Il fenomeno GAP in Europa

Un’indagine paneuropea condotta su 20 Paesi nel periodo 2015-2020 ha messo in evidenza come solo in 12 di queste 20 nazioni effettuino indagini regolari e sistematiche a livello nazionale sulla frequenza del gioco d’azzardo e sui livelli di prevalenza del gioco d’azzardo problematico. Inoltre, tali indagini vengono solitamente effettuate trimestralmente. L’intervallo più lungo tra un’indagine e l’altra è di 5 anni.

Ciò significa dunque non è possibile stabilire una tendenza a livello europeo di tale fenomeno. La stessa indagine ha infatti concluso che i livelli segnalati di gioco d’azzardo problematico variano dallo 0,3% al 6,4% nei paesi esaminati. Tali differenze dipendono da diversi fattori, tra cui i metodi d’indagine, gli strumenti di screening e le fasce di età del target preso in considerazione. In altre parole, non esistono dati certi che diano un quadro completo a livello europeo del fenomeno.

La conclusione dello studio è che servirebbe un approccio comune per venire a capo di questa situazione. Solo in questo modo di potrebbe migliorare la comprensione del gioco d’azzardo problematico e della sua prevalenza in Europa.

Il caso Stati Uniti

La situazione inerente al gioco d’azzardo non riguarda solo l’Europa, ma tutto il mondo. Anche negli Stati Uniti, ad esempio, si vive una fase di boom del gioco d’azzardo online. Tutto è iniziato nel 2018, quando la Corte Suprema ha abolito il Professional and Amateur Sports Protection Act (legge sulla protezione dello sport professionistico e amatoriale), aprendo la porta alle scommesse sportive online in 21 stati. Questo ha portato ad aumento delle spese delle scommesse sportive del 69% tra il 2019 e il 2020 e di un ulteriore 270% durante il primo trimestre del 2021. Le entrate totali del gioco d’azzardo negli Stati Uniti sono destinate a superare i 44 miliardi di dollari nel 2022, avvicinandosi, per dimensioni, al mercato di film, libri e musica messi insieme.

Tutto ciò ovviamente ha avuto conseguenze pesanti in ambito sociale. Ad oggi, pur non essendoci dati specifici sui malati di GAP, è stato stimato che il costo sociale approssimativo di ogni singolo giocatore problematico è di circa diecimila dollari all’anno.

L’inutilità del distanziometro. La ricerca di Adele Minutillo

Le indagini sopra menzionate si sposano bene con quanto rilevato dalla ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità, Adele Minutillo che ha parlato della situazione relativa il GAP durante il convegno tenutosi all’Università di Salerno.

Stando alle ricerche da lei condotte, attualmente nel mondo i giocatori d’azzardo sono tra lo 0,12% e il 5,8%, mentre in Europa tale percentuale oscilla tra lo 0,12% e 3,4%. Il dato più preoccupante, però riguarda la situazione dei giovani, dato che la percentuale di giocatori d’azzardo a livello mondiale varia tra lo 0,2% e il 12,3%

Anche Minutillo sottolinea come tali oscillazioni dipendono dai diversi strumenti di indagine adoperati per effettuare la stima, tuttavia va oltre questi dati, arrivando ad affermare che le ricerche evidenziano anche come lo strumento del distanziometro in materia di prevenzione risulti efficace.

Infatti, la ricercatrice ha citato una indagine condotta nel 2016 su un campione di 12.000 adulti e 18.000 ragazzi. Tale indagine affermava come il 3,8% di giovani giocatori tra i 14 e 17 anni era anche un giocatore d’azzardo online. Questo dato è particolarmente significativo perché il gioco d’azzardo è vietato ai minori di 18 anni. Se ne evince che esiste un mancato sistema di controllo alla base. Inoltre, risulta evidente come il gioco online renda del tutto inadatto lo strumento del distanziometro.

Un altro dato preoccupante è quello che, tra i ragazzi intervistati, circa il 3% si è rivelato avere un comportamento problematico.

Benché l’indagine sia di sei anni fa, la situazione non è migliorata in questo periodo. Infatti, una nuova ricerca condotta su 6.000 persone ha evidenziato come il 16,3% degli intervistati fosse un giocatore d’azzardo (16,3%), mentre il 9,7% del campione ci ha dichiarato di aver iniziato a giocare proprio durante il lockdown. Soprattutto, guardando le abitudini di gioco, si evidenzia come circa il 21% gioca online mentre il 33% dei ragazzi gioca in luoghi lontano da casa dove non richiedono documenti.

Da tutto ciò si può trarre un’unica conclusione: servono strumenti differenti per affrontare quella che è diventa una problematica di dimensioni mondiali che ancora oggi si fatica ad accettare.

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